domenica 16 dicembre 2007

Tempo di lettura massimo consigliato: 8 minuti

Immagine tratta da: http://www.club-cmmc.it/images/cronometro.jpg


Solo due precisazioni: uno, ogni qual volta mi trovo davanti ad una di quelle riviste di un certo spessore (come “Donna moderna” o “Vanity fair”) non riesco a fare a meno di leggerla, non so se a causa di una vena di masochismo latente o per la convinzione che nulla è spazzatura innocua e qualsiasi cosa comunichi un messaggio; due, prenderò ad esempio un articolo estrapolato da una “rivista femminile” non perché convinto che solo le donne siano il target di un certo tipo di riviste (“Men’s Health” propone come unici argomenti possibili fra uomini muscoli e marmitte) ma solo perché mi è capitato di leggerlo per la prima volta in una “rivista femminile”.

Tempo f stavo leggendo una rivista e mi sono imbattuto in una curiosa nota a piè pagina: “Tempo di lettura: 8 minuti”…Capisco che la “sindrome da bianconiglio” ci assorbe tutti sempre di più e che quando uno si accosta ad un articolo di un giornale del genere non lo fa per accrescimento culturale (anzi, la loro funzione principale è di compensazione e d’alienazione dalla tiepida routine dei ”comuni mortali”), ma mercanteggiare su un tempo di lettura “al passo coi tempi” mi sembra un po’ troppo!

E' quasi come apprestarsi a fare l’amore e darsi come tempo massimo “8 minuti”…assurdo!

La lettura dovrebbe essere un momento nel quale ci si ferma, si mette tutto da parte (lavoro, impegni, università, stress…) e tutto ciò che esiste sei tu e la pagina scritta che ti sta davanti.

Perché un qualsiasi testo è una visione del mondo, un mondo possibile che ci si apre davanti per arricchire la nostra vita di un altro tassello. Tutto questo non merita di essere svilito e svenduto nel nome di qualche copia venduta in più!

E’ curioso e meritevole d’attenzione come la frenesia del nostro tempo ci porti a consumare tutto e sempre più velocemente, in modo da poter consumare sempre di più. E allora via con sontuosi pasti liofilizzati pronti in soli “8 minuti”, prestigiosi corsi per corrispondenza in sole “8 uscite”, miracolose pillole dimagranti che bruciano 30 chili (mentre stai comodamente dormendo) in soli “8 giorni”, benefici ed esaustivi articoli in soli “8 minuti”…

Tutto questo perché il mondo intorno a noi gira, corre, sgomita…e se non corri anche tu, verrai travolto! E quindi ecco masse di studenti, con preparazioni sempre più precarie ed approssimative, che si accalcano e sgomitano per quei 5 crediti, quegli ulteriori 5 bollini che gli permetteranno di reclamare il super-premio della loro accademica raccolta premi: un risicato passaggio al terzo anno. Perché ormai anche l’università è tarata sul “fast-forward”, non si vive e metabolizza ciò che si studia, ma si vuol arrivare più lontano e più velocemente degli altri!

A proposito mi viene in mente una frase di Woody Allen, uomo dall’intelligenza acuta almeno tanto quanto lo è la sua ironia:

“Ho fatto un corso di lettura veloce, ho imparato a leggere a piombo, trasversalmente la pagina, e ho potuto leggere Guerra e Pace di Tolstoj in venti minuti. Parlava della Russia.”


Salvo Di Rosa

Ti è piaciuto l'articolo? Allora vota OK e ci aiuterai a diffondere questo Blog!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

martedì 11 dicembre 2007

BIDIBI BODIBI BUH!!!!

“....Ora, supponiamo che uno di questi prigionieri riesca a sciogliersi a fatica dai ceppi; ebbene, costui con fatica riuscirebbe ad abituarsi alla nuova visione che gli apparirebbe e, abituandosi, vedrebbe le statuette muoversi al di sopra del muro e capirebbe che quelle sono ben più vere di quelle cose che prima vedeva e che ora gli appaiono come ombre.
Supponiamo che qualcuno tragga il nostro prigioniero fuori della caverna e al di là del muro; ebbene, egli resterebbe abbagliato prima dalla gran luce e poi, abituandosi, vedrebbe le cose stesse e, da ultimo, prima riflessa e poi in se, vedrebbe la luce stessa del sole e capirebbe che queste e solo queste sono le realtà vere e che il sole è causa di tutte le altre cose visibili.”
Da: “Il mito della caverna” di Platone

Naviga naviga non sai mai in che porto approdi. Passare qualche ora su Internet o guardare alcune televendite con l'ausilio del satellite può rivelarsi l'illuminante fonte di una vera e propria epifania joyciana. Volente o nolente cominci ad interrogarti sulla nevrosi umana e, forte della sempreverde convinzione che “prima, di certo, si stava meglio”, pensi che la società del tuo tempo deve essere impazzita.
Falso, falsissimo, hai sottovalutato il problema. Di certo l'ansia della forma perfetta e quella di sapere se il tuo compagno ti tradisce o meno non è un fenomeno strettamente contemporaneo. Internet e le nuove tecnologie fungono, semplicemente, da cassa di risonanza più potente.
La differenza, semmai risiede in altro. Ci si chiede com'è possibile che, consci di brutte avventure come quella che ha riguardato, ad esempio, migliaia di persone frodate dalla Società Ascié, attraverso la quale la Marchi e il suo entourage vendevano numeri del Lotto e amuleti, si torni tranquillamente ad affidarsi ad uno/a cartomante dalla dubbissima moralità.
Basti pensare che soltanto nel distretto di Milano, nell’ultimo anno giudiziario, sono stati avviati 10.460 procedimenti per truffa, spesso ai danni di anziani. La causa è forse da ricercare nella disinformazione? E' possibile, ma reputo più probabile, considerata la portata del suddetto caso mediatico, che dietro a tale fenomeno si celino altre problematiche.
La confidente, la cui immagine appare sullo schermo televisivo su uno sfondo etereo, coperta in parte da una gigantesca serie numerica per la maggior parte delle signore poco istruite di mezza età rimane l'interlocutrice principale.
Come nel mito platonico “della caverna”, nonostante il superamento delle superstizioni sia ad un passo da noi, non tutti hanno un grado d'istruzione sufficiente per liberarsi dalle fantasticherie.
E allora è giustificato il calderone di baggianate vendute per cifre esorbitanti su Internet.
Superato l'ostacolo del perché continuino le truffe viene da chiedersi che giro d'affari si celi dietro le superstizioni e le false credenze.
Desideri avere una consulenza di cartomanzia?Spenderai in media 2,50 euro al minuto più scatto alla risposta di circa un euro (IVA inclusa, per non approfittare della tua fiducia). Vuoi sapere se il tuo partner è fedele? Spenderesti meno ad ingaggiare Montalbano: 15 minuti di consulto a soli 30 euro, trenta minuti a soli 50 euro e settanta minuti a soli 100 euro. Ma, ad onor del vero, in alcuni siti ho rintracciato anche delle tariffe “per poveracci”: 0,96 cent. al minuto più 0.12 cent. di scatto alla risposta per una durata max di 15 minuti.
Nel processo contro Vanna Marchi e Stefania Nobile, condannate a dieci anni di reclusione, la Guardia di Finanza ha evidenziato alcuni dati significativi: nove truffe su dieci colpivano donne, spesso pensionate, convinte a comprare consigli per il lotto, prodotti dimagranti o amuleti contro il malocchio a prezzi che oscillavano da 200 mila lire a decine o centinaia di milioni. Insieme ad anziane signore, però c'era e c'è un universo di gente disperata che vorrebbe una soluzione per problemi più seri di un tradimento: malattie croniche e mortali, situazioni finanziarie che non lasciano scampo, incidenti gravi. Ed è proprio questa fascia di gente, che necessita conferme o speranza, ad essere tartassata in quanto psicologicamente vulnerabile.
Ma facciamo una passo indietro e risaliamo all'incipit della carriera della Marchi: televenditrice di prodotti di bellezza. Proprio questa categoria è degna d'analisi.
Mi lancio in selvagge ricerche quasi a voler stilare una classifica delle proposte d'acquisto più assurde. Ed ecco il cerotto rimodellante che assicura un'azione CONCENTRATA in 60-90 min., riattivando la micro circolazione, bruciando i grassi, drenando i liquidi in eccesso e tonificando la pelle, praticamente un elisir. Nessun prodotto può garantirti un’azione simile. Questo vuole dire un notevole risparmio in tempo e denaro… hai capito bene, in denaro!
Caro lettore, se non fossi ancora abbastanza convinto, sappi che questo inutile articolo e suoi simili, sono corredati da ottime credenziali. L'enfasi cade sulla “naturalità” dei prodotti e sul fatto che siano stati testati da prestigiose università, che hanno dimostrato la loro efficacia.
Negli ultimi anni risultano incredibilmente di moda rimedi che sfruttano il binomio “dentro- fuori”.
Una crema agisce dall'esterno mentre, magari durante la notte, una pillola magica ti brucia i grassi.
Sicuro e accreditato da esperti di istituti di dermatologia.
E ancora, hai il seno cadente, con poco volume? Ora non avrai più bisogno di acquistare reggiseni speciali per essere più sensuale. Oggi ci sono le capsule che fanno aumentare il volume del tuo seno in maniera NATURALE e VELOCE.
Se credete che gli uomini siano immuni dai rimedi assurdi vi sbagliate.
Stop ai problemi sessuali maschili con un utile cd che mette a nudo “il cervello emotivo” e che, attraverso illustrazioni gradevoli, costituisce un test mentale per chi si sottopone a questa terapia.
Uomo, scopri il segreto bio-psicologico dei tuoi problemi psicosessuali!
Con soli 70 euro ti aggiudichi un bel cd da oltre 1000 immagini e 30 rimedi omeopatici.
Un eminente dottore ti spiega che esistono otto tipologie psicologiche che dominano la sfera erotica maschile: gli astenici, gli ansiosi, i depressi, i volubili, i timidi, i collerici, gli impudici e, per finire in bellezza, i deliranti erotici (classificazione che fa un baffo all'Inferno dantesco) .
Assolutamente unisex sono, invece, i “sali cristallini in grani dell'Himalaya”, che guariscono dalle infiammazioni cutanee, e il “Vitalizzatore per acqua” che dona gusto, leggerezza e vitalità all'acqua (prezzo 8,80). Nessuno è escluso, a tutti tocca la propria parte di superstizione.
Pirandello e Svevo, al principio del novecento, ci hanno raccontato vite comuni di personaggi collerici e nevrotici, risultando, ancora, incredibilmente attuali.
La nevrosi è in agguato, sconfiggerla è probabilmente impossibile ma chissà che l' amico scetticismo, con una buona dose di cultura, non ci possa dare una mano.

Bruna Scuderi

Ti è piaciuto l'articolo? Allora vota OK e ci aiuterai a diffondere questo Blog!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Senza parole...


Immagine tratta da: http://qn.quotidiano.net/2007/12/07/50903/images/67797-torino.JPG


Roma - Sono 1.376 le persone che in Italia muoiono ogni anno per infortuni sul lavoro. Questa la triste cifra che risalta dall'indagine Eurispes sugli infortuni e sulla mortalità nel mondo del lavoro in Italia. Cifra che è, afferma l'Eurispes, “peggio della guerra” e che mette in risalto “l'inefficacia dei provvedimenti legislativi a tutela dei lavoratori”. E, per marcare la portata del fenomeno, l'istituto confronta le morti bianche con quelle dei 'bollettini di guerra': dall'inizio della seconda guerra del golfo nell'aprile del 2003 all'aprile 2007, i militari della coalizione che hanno perso la vita durante le operazioni belliche sono stati 3.520, mentre i morti sul lavoro in Italia dal 2003 all'ottobre del 2006 sono stati 5.252.


(Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/Altro/?id=1.0.1321286625)

Lasciamo da parte le lacrime facili che si asciugheranno, altrettanto facilmente, domani...
Meditiamo, piuttosto, sulla portata di queste cifre. Soprattutto rendiamoci conto che, nella maggior parte dei casi, dietro ogni cifra c'è un essere umano appartenente ad una famiglia monoreddito...
Esplicito il concetto: i tre operai morti nell'acciaieria di Torino, ad esempio, erano gli unici percettori di reddito all'interno della loro famiglia.
Ergo: una vita viene spezzata e una famiglia è sull'orlo del baratro.
Tengo a sottolineare che chi sceglie di andare in missione in Iraq è consapevole dei rischi che si assume e, proprio a causa degli ingenti rischi, gli viene corrisposto un salario adeguato.
Allora, forse, dovremmo comunicare ai nostri imprenditori che d'ora in poi dovranno scegliere fra concedere ai loro operai salari mensili a cinque cifre o innalzare vigorosamente la soglia di sicurezza nei luoghi di lavoro... potrebbe essere una soluzione...
Il sindacalista Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic, propone di punire col carcere i responsabili delle "stragi sul lavoro"... altra soluzione plausibile...
Concludo con la speranza che non venga fissato nessun giorno della memoria per questi morti, visto che l'otto marzo dovrebbe, ipoteticamente, essere il giorno della commemorazione di donne morte in una fabbrica... e oggi le commemoriamo con vagonate di mimose e spogliarelli maschili...


Ti è piaciuto l'articolo? Allora vota OK e ci aiuterai a diffondere questo Blog!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

martedì 27 novembre 2007

Conati di Libertà


Immagine tratta da: http://www.davincionline.it/images/urlo.jpg


L’articolo 21 della Costituzione stabilisce quanto segue:

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
[...] Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume»

Se consideriamo che la Costituzione pone, come unico limite alla libertà d’espressione di ogni individuo, la morale comune, allora bisogna ammettere che in Italia siamo davvero avanti! E’ un dato inconfutabile che la proliferazione di “sederi & seni” (in tv e non solo) è sempre più irrefrenabile. Sintomi ineccepibili di una grande apertura al pluralismo sono la quantità di reti televisive ad emissione nazionale (ben 8, pochi altri paesi al mondo possono vantare cotanta pluralità di punti di vista) o la fiumana di opinionisti, sondagisti, massmediologi e/o presenzialisti

che ogni giorno ci vomitano addosso carrellate di parole.

A proposito, come dimenticare la “storica” lite fra Sgarbi e la Mussolini. Ha fornito materiale per tutti quei telegiornali che ci tengono a tenere informato il proprio telespettatore sul dibattito culturale in corso in Italia: “Fascista: un’offesa o una categoria politico-culturale?”.

Autorevoli organi d’informazione, come l’imprescindibile “Studio Aperto”, ci propongono quotidianamente vagonate di servizi di una quarantina di secondi, invariabilmente sul Libano, o sulla velina sospettata d’avere una liaçon con quel “conosciutissimo” calciatore, o su quel povero cane randagio che non ha ancora trovato dei genitori adottivi, o ancora sulla quella vecchia megera di Prodi che ci ruba i soldi inventandosi sempre nuove tasse (quando c’era Silvio si stava tutti meglio e si era tutti più ricchi).

E come non porre in evidenza la lotta accanita fra le menti creative delle varie reti per proporre un format sempre migliore e adeguato alle esigenze del pubblico? Abnormi quesiti amletici: meglio il reality stile “Grande Fratello” o stile “L’Isola dei famosi”?

Sappiate che in un tutto questo trantran di veline, calciatori, sconosciuti celeberrimi, pietismi da due soldi e chi più ne ha più ne metta, passa inosservato ciò che veramente succede intorno a noi.

Passa inosservato il fatto che i talebani stiano riprendendo piede in Afghanistan e che uno degli ex generali dell’armata rossa ha dichiarato, qualche tempo fa, che gli alleati stanno facendo lo stesso errore che fecero i russi tempo prima, ovvero rimanere là. Occupare quel paese è il miglior aiuto possibile alla propaganda talebana.

Passa inosservata una tecnologia sviluppata dalla Magneti-Marelli che permette alle automobili di viaggiare con motori che sfruttano l’alcol prodotto dalla canna da zucchero. Il tutto con un impatto sull’ambiente pari a zero. Tecnologia tutt’altro che in fase sperimentale, dato che è già in uso in Brasile da un po’. Unico problemino: la comunità internazionale ha posto dei dazi così alti sul suddetto carburante col risultato che non è più competitivo nei confronti del petrolio (cfr. puntata del 13/11/2005 di Report, Rai Tre).

Passa ancora inosservato il “work in progress” intorno all’istituzionalizzazione dell’idea di Padania. Ebbene, dopo le Pontide varie, le invettive xenofobiche e la strana alleanza, ovvero Lega Nord e Movimento per l’autonomia (movimento siciliano che chiede un’autonomia per una regione a statuto speciale, e quindi già dotata di una grande autonomia), l’ultima fase della campagna per la liberazione della Padania passa per una tecnica più “silenziosa”, ma molto più efficace: sdoganare la sua immagine. Abbandonare, o moderare, l’immagine del guerriero celtico (una “celticità” matrimoniale più che storica, visto che la massima ambizione padana è quella di farsi sposare da Panoramix, come ci insegnano l’ex-ministro Calderoli e il collega Giovanardi) che libera la Padania a colpi di “ce l’ho duro”, per cominciare a proporre la Padania come un dato di fatto. Una realtà da sempre esistita (strano che Mazzini e i partigiani non si siano mai accorti di questo stato nello stato) e per questo legittimata a proseguire la propria esistenza. Si sprecano quindi gli elenchi di valori padani che fuoriescono dall’aura provinciale del movimento autonomista per farsi spazio nella vita nazionale. Ad esempio, Miss Padania ha partecipato ad un reality senza che nessuno si stupisse dell’esistenza di una miss di uno stato fittizio. Queste possono essere ritenute sciocchezze, ma, in quanto fenomeni considerati inoffensivi, gli ultimi proliferano liberamente trasformandosi in realtà accettata (passivamente, ma pur sempre accettata). Infatti, scrivendo questo articolo, ho inconsciamente disseminato “Padanie” con la p maiuscola; “privilegio” riservato solo agli stati non fittizi. Ora mi toccherà riscrivere tutto l’articolo.

Siamo liberi di ridere e piangere di fronte a schermi ipnotizzanti, di accettare le idee dei dissidenti purché siano nel coro; liberi di non dire niente di nuovo e di prolungare all’infinito il faccia a faccia con i problemi reali. Buongiorno, che bel tempo che fa, Oscar Wilde è un arguto: temi delle discussioni universitarie di vaneggianti studenti in preda a crisi di libertà.

Salvo Di Rosa

domenica 18 novembre 2007

Supposte di Tunisia


Tratta da: www.sarong.it/images/supposte-gialle.jpg


Agosto: frotte di turisti in pantaloncini partono dagli aeroporti siciliani per una folle settimana tunisina.
Accompagnati per mano da esperte guide turistiche, incitati dolcemente dai compagni di viaggio, fantasticando sulla Tunisia dei loro sogni, si approssimano ad intraprendere un viaggio tra le due sponde del Mediterraneo.
Scenderanno dall'aereo, dopo aver affrontato un volo di ben cinquanta minuti e saranno trasferiti in un pullman climatizzato comprensivo di tunisino che li condurrà in un favoloso villaggio vacanze, molto, moltissimo tunisino. Così inizia l'avventura.
Dolci mosaici, gigantesche piscine e cibo occidentale (ma rivisitato secondo la migliore tradizione tunisina) cucinato da tunisini in carne ed ossa.
Nel villaggio spaziale li aspetta animazione, tornei, lezioni di ballo, cabaret, commedie, spettacoli serali, tiro con l'arco, ping pong, bocce, corsi di danza, lezioni di circo, il tutto “nel rispetto della privacy” cosa chiedere di più?
I primi giorni sono ostici, l'ostacolo linguistico separa il buon siciliano da quei pochi, sfortunati, tunisini che non parlano la sua lingua, grazie al cielo, con lui ci sono tanti compatrioti con i quali discutere del più e del meno, del lavoro e di Dio.
Dopo qualche giorno però le difficoltà si annullano e tra un sorriso e l'altro magicamente si comincia a comunicare con la popolazione locale in un francese improbabile.
Allora il vacanziere assetato di curiosità da il meglio se: «ma perché le vostre donne portano il velo, perché siete tutti così nervosi, perché ci guardate strano e corteggiate le nostre ragazze?».
Il povero siciliano è convinto di aver usato il giusto tatto nel rivolgere queste domande ma è allora che succede una cosa inaspettata: quei tunisini che cominciavano appena a sorridergli si incavolano e smettono di essere gentili.
D'altronde, pensa allora il turista con grande cognizione di causa, non è colpa loro, la civilizzazione vera, quella portata dai francesi (loro sì che sono raffinati), hanno avuto tutto il tempo di dimenticarsela!
Qualche turista si avventura al di fuori del villaggio vacanze (d'altronde dobbiamo goderci questa famosa Tunisia) e va al suq, luogo d'incontro per eccellenza.
Incrocia italiani a bizzeffe, ed è felice, a maggior ragione se la regione di provenienza è la stessa, quasi non vedesse i connazionali da una vita. Qualcuno, incontrando un'altra frotta di italiani, azzarda anche un simpatico «paisà»!
Ed è proprio al mercato che si riscopre l'italiano benestante ma genuino, il furbo ma modesto, il ricco ma generoso, il genere di turista che ha scelto una bella crociera per sé e la famiglia.
Arriva al suq sul solito pullman climatizzato, si fa guidare fiducioso da una guida turistica che ne sa una più del diavolo, e si trascina sudato e numerato, con simpatici cartoncini fluorescenti, tra le bancarelle e i bazar pieni di vere “cose tunisine”. La guida cammina e lui la segue, la guida si ferma e lui si arresta e, senza sapere esattamente come, finisce per entrare in un bel negozio di tappeti dove ad attenderlo, ai posti di combattimento, c'è un venditore abilissimo che parla sei o sette lingue (giapponese compreso) che ha passato la notte precedente a provare e riprovare le battute per stimolare lo humour dell'incosciente italiano.
Prima di comprare un tappeto, l'italiano in crociera contratta con tenacia, impiegando in questa complessa operazione anche più di una delle sue otto ore a disposizione (durante le quali si suppone possa almeno respirare un po' d'aria tunisina). Poi molla la presa e accetta il prezzo del venditore non appena pensa di non essere stato troppo spennato.
L'italiano del villaggio vacanze, avendo più tempo a disposizione per gli acquisti, ci impiega una vita per trovare il giusto souvenir che testimoni il suo passaggio in Tunisia. Compra tutto quello che di vagamente tunisino ci sia per qualunque amico, parente o conoscente che glielo abbia richiesto.
La sera gli intrepidi amanti della Tunisia “by night” si lanciano in discoteche intrise di spirito tunisino o si avventurano alla ricerca di localini dove avvenenti donne ballano la danza del ventre (che si scopre stranamente essere una tradizione esotica persino per gli stessi tunisini).Malgrado non sia sempre possibile trovare ciò che si cerca ad alcuni turisti questa vacanza piscina e tradizione tunisina sta cominciando a piacere da matti. Il passo è fatto; ora è il momento di portare un po' di folclore italiano all'estero. E allora in pullman si intonano con fierezza cori di simpatiche canzoncine tralalallaru, naturalmente italiane, meglio se intrise di spirito popolare.
A qualcuno, sfrecciando per le strade in pullman durante le uscite serali, è parso di vedere ripetutamente, senza ben capire chi fosse, un omaccione sorridente con le mani unite in segno di vittoria. L'italiano in flash-vacanza è un tipo curioso e si chiede chi sia; lo domanderà alla guida che prontamente sfornerà una risposta chiudi bocca che soddisferà appieno il turista assetato di flash-conoscenza.
Nel caso, però, il flash-turista sia davvero un osso duro, un essere con serie aspirazioni di conoscenza, potrà rivolgersi all'immancabile esperto dei villaggi vacanze, il supremo intenditore che almeno due, ma anche tre o quattro volte sia già venuto in Tunisia, in qualche altro villaggio spaziale.
Il supremo intenditore ti guida in qualunque cosa tu faccia, da come immergerti in piscina a come scegliere il locale migliore per mangiare una buona cena“alla tunisina”. Seguendo il consiglio l'impavido turista si recherà in un ristorantino chic e trangugerà “cibo tipico” e fiero del suo coraggio e commenterà ripetutamente: “hanno una cucina diversa questi tunisini!”. L’analisi della natura di tale diversità la cedo volentieri al sagace lettore.
La stessa sera il buon siciliano, camminando per le vie semi illuminate, per caso, incontrerà un fratello occidentale “un po' strano”, che inizierà a parlargli di turismo responsabile. Ma di che diavoleria sta parlando?
Non è sufficiente che il buon italiano si rechi nell' “africana Tunisia” a far girare il LORO commercio ma qualcuno viene anche a redarguirlo, tze! L' italiano non si sente affatto superficiale, anzi è indignato, si sente offeso nel profondo da tali maldicenze.
Ancora adirato ritorna in Sicilia e all'aeroporto taglia la fila che si è immancabilmente creata per uscire passando davanti a tutti gli altri turisti. Quando qualcuno lo redarguisce lui risponde prontamente: “e poi ci lamentiamo dei tunisini”!
Ma bisogna scusarlo il nostro turista, lui ha uno scopo da perseguire, non c'è tempo da perdere. Ritornato in patria, dopo un'immancabile settimana al mare, assolutamente necessaria per riprendersi dalle fatiche del viaggio si mette a lavoro e progetta un bel villaggio vacanze tunisino da costruire nella sua bella Sicilia. Idea geniale!
Caro flash-turista siciliano, da quest'anno risparmierai tempo e denaro, ad un'ora di macchina c'è la Tunisia dei tuoi sogni e tanti, tantissimi tunisini educati con un cappellino rosso fiammante in testa che risponderanno a tutte le domande che gli sottoporrai. Abbiamo il sole, il mare e una stanza orientaleggiante e prossimamente in arrivo massicce sorte di dromedari di peluche!


Un ringraziamento speciale va a tutti gli amici tunisini, conosciuti nel corso del mio ultimo viaggio, in special modo ad Anis, Ines, Hamichou, Zizou, il Sig. Fatih, Mariam, Amjid e Saida, che mi hanno svelato aspetti altrimenti a me incomprensibili della loro cultura.


Bruna Scuderi



Ti è piaciuto l'articolo? Allora vota OK e ci aiuterai a diffondere questo Blog!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

venerdì 16 novembre 2007

Le ciliegie del conformismo


Immagine tratta da: http://www.regione.piemonte.it/agri/vetrina/ortofrutta/ricette/ciliegie.htm


Spiagge iperaffollate, paesini e città…niente e nessuno è esente dalla maledizione della ciliegia!
Ciò di cui parlo è quella immagine sempre più ricorrente di irti addominali e “pompatissimi” pettorali cinti da magliettine epidermiche con due belle ciliegie rosse in evidenza!
Qualche anno fa, chi avesse osato sfoggiare una maglietta rosa (capo esclusivamente femminile) avrebbe attirato su di sé risatine e commenti velenosissimi.
La condanna sarebbe stata inappellabile: omosessualità o una orribile eccentricità…
La moda ha deciso: l’uomo può, anzi deve, indossare magliette rosa. E così sia.
Un capo non “piace”, “si usa”. La conseguenza è un’estetica passivamente accettata più che la risultante delle singole concezioni del gusto.
La “x” di questo perfetto meccanismo contemporaneo sono senz’altro i mass-media!
In questa epoca di reality, veline e calciatori chi può influire sui desideri dell’uomo medio più della tivù?
Tre simpatici calciatori si improvvisano esperti di marketing e fondano una casa d’abbigliamento; cominciano ad indossare i capi da loro stessi “creati” (riducendo così le spese di pubblicità all’osso) ed esplode la mania del cuoricino.
Magliette assolutamente comuni diventano il “non plus ultra” della desiderabilità.
Arrivano sul mercato e sono successoni venduti a prezzi astronomici (considerata la banalità dell’idea).
Non parlo certamente di un caso isolato!
Se oggi le magliette dei ragazzi sembrano una macedonia, tempo fa le discoteche erano un prato fiorito di gigantesche margherite.
D’altronde il conformismo nella classe borghese (quella che più spensieratamente può disporre di risorse tali da poter “seguire” la moda) non è una scoperta degli ultimi anni.
Ciò che va attenzionato è, però, ciò che sta succedendo nella classe di mezzo fra il “grande proletariato” e la borghesia benestante.
Tale classe ha sempre spasimato per essere accettata dalla borghesia, nonostante alcune evidenti carenze (diverse secondo i singoli casi: risorse economiche insufficienti, basso livello di istruzione, ecc).
Ebbene, oggi questa sottoclasse guarda in faccia la possibilità di raggiungere, quanto meno in maniera fittizia, lo scopo.
Tutto ciò è permesso dal fiorente mercato della contraffazione.
Tutti quei beni che rappresentano per la massa un segno distintivo d’appartenenza o d’identità di un gruppo, sono immediatamente taroccati (improbabili magliette di Dolce & Gabbana, occhiali di Gucci che neppure lui ricorda d’aver creato e chi più ne più ne metta!).
Certamente la globalizzazione, che altro non è che un conformismo su scala planetaria, porterà alla nascita di una grande classe sociale dall’aspetto uniforme (siamo già tutti più ricchi dato che disponiamo tutti di tre cellulari ciascuno, come ha affermato qualche tempo fa il nostro ex-Presidente del Consiglio), ma intestinamente eterogenea, complessa e problematica.
Tutto il resto sarà “fuori”: fuori dalla moda, fuori dalla cultura, fuori dai grandi processi politico-economici.
Come preannunciò Pasolini nel suo “discorso sui capelli”, uno dei rischi più grossi (dal punto di vista socio-culturale) ai quali si va incontro, in seno ai meccanismi del conformismo, è quello che un simbolo venga svuotato del proprio significato per rimanere una logora icona vuota (si veda il caso di Che Guevara).
Può addirittura succedere che a un determinato simbolo, dopo essere stato svuotato del proprio significato originario,venga data tutt’altra valenza.
D’altro canto l’acconciatura dei capelloni espresse, al principio,“cose” di sinistra.
Dopo essere stata travolta dal conformismo potè riferirsi anche a “cose” di destra (le acconciature dei primi capelloni di Persia esprimevano il fiore di una élite che aveva fatto studiare i propri figli in Europa contro una società “in ritardo” rispetto agli “sviluppi occidentali”, per un approfondimento rimando i lettori al “Discorso sui capelli” di Pasolini).
Alla luce di tutto ciò Che Guevara diventa “uno che fa magliette” e scompaiono con lui miti, uomini e trame profonde schiacciati dal peso di un’enorme amarena!
Quale sarà il prossimo mostro?

Salvo Di Rosa

giovedì 15 novembre 2007

Matrimonio “alla siciliana”


Immagine tratta da: teatime.blog.kataweb.it/files/photos/uncatego


A dire la verità, non posso fare a meno di provare una certa simpatia per i matrimoni “alla siciliana”… certo sono grotteschi, ma se non ci fossero bisognerebbe inventarli.
Prima dell’Apocalisse e dopo un comizio di Bivona è una di quelle cose che si devono assolutamente provare.
Giovanni e Rosa si sposano! Dopo soli quattordici anni di fidanzamento, trentatré litigi teatrali, una richiesta di matrimonio su un battello noleggiato per l’occasione, sei mesi di dieta senza pasta, pizza, pane, frutta, carne, formaggio, un anno di preparativi massacranti, i nostri eroi convolano a nozze.
Auguri! E’ ora di prepararsi!
Una settimana prima si ferma il tempo; non importa se ricchi o poveri, la sposa deve essere immacolata. Ti entra il vestito? Sì, ti entra! Ti entra l’anello! Ohi, è entrato! La pancia? Mutanda elastica comprimente schiacciaciccia ed è tutto risolto.
Ah...adesso è davvero tutto pronto!
Mattina del matrimonio. Cerimonia in chiesa fissata per le undici.
H 6:00. Sveglia Rosetta! E’ arrivata la parrucchiera, la sarta (non si sa mai), tua sorella, tua madre, tua cugina e la nipote adolescente!
Tutti a strizzare questa povera sposa; capelli a boccoli, fondotinta scurissimo, matitona sulle labbra, eyeliner a volontà e unghie finte degne di cat woman.
E pensare che qualcuno che costruisce minuziosamente l’episodio “il mio matrimonio” lungo tutto il corso della sua vita....
Sono le 10:45, ti catapulti in una macchina ruggente....foto, ti muovi....foto, sorridi....foto.
In chiesa sei in ritardo; la funzione? Lunga! Riso, riso, baci bavosi e le immancabili foto.
Alle quattro una folla di donne che, segretamente, sotto il tavolo, si sono tolte le scarpe, bambini impazziti, adolescenti spettegolanti e uomini impegnati in asprissime discussioni ti applaudono mentre gli stomachi borbottano.
Passata un’ora le donne perdono ogni ombra di grazia, facendo saltellare salumi e pasta da un piatto all’altro, gli uomini hanno le occhiaie e implorano, i bambini sono paonazzi.
Su tutti pesa un'inquietante indigestione; come a captare tutto ciò arriva la torta!
Bacio, bacio, bacio, foto, foto, mamma, papà, zii, cugini, nonni, amici e parenti lontanissimi.
C’è sempre il parente o l’adolescente che spicca per lo sforzo che fa per non esplodere dal vestitino elegantissimo.
Cinquanta foto dopo, la lacca ha ceduto, le cinture, segretamente, anche e siamo pronti per l’amaro.
Confetti in mano, si torna a casa.
La sposa e lo sposo sono pronti per una bella vacanza per dimenticare che al ritorno li attende la vita quotidiana e un bel po’ di responsabilità.
Ma la fede luccicante promette bene, almeno si spera.
Se qualche caro lettore ritroverà un po’ della sua famiglia o meglio, un po’ di sé, non si allarmi; il folklore ha un suo fascino!

Bruna Scuderi

mercoledì 14 novembre 2007

Ed in principio fu....disperazione!!!!


Foto di Bruna Scuderi


Cosa ci spinge alle undici di sera, sotto le incombenze dei doveri universitari a guardarci in faccia e dire: "basta..... facciamolo!" ????

Le risposte potrebbero essere tante....una ipotizzabile sarebbe:

quando da quasi due anni scrivi in un giornale, ti sforzi e risforzi di non essere scontato ma rimanere comprensibile, di essere pungente senza rischiare di causare il crollo delle certezze di nessuno (o più semplicemente di non farti piazzare una bomba sotto la macchina :) ), selezioni attentamente argomenti e pensi e ripensi e ripensi ancora......ridi compiaciuto solo in una stanza leggendo i tuoi articoli e, dulcis in fundo , la gente crede che tu stia disquisendo del crollo dei valori del matrimonio o dell'ultima varietà di ciliegie immesse sul mercato, allora.......hai due opzioni chiare all'orizzonte:

1) brucia le pagine scritte, distruggi il computer, scappa lontano e datti all'ascetismo " 'npizz alla montagna";

2) decidi di mettere qualche puntino sotto le ya!!!! (versione arabizzata del modo di dire italiano "mettere i punti sulle i"....si si questa era un po' autoreferenziale ma passatecela, è solo il primo post)

Sacrosanto secolo della globalizzazione, che insieme a tante altre aberrazioni ci portò internet!!!

Siete un po' curiosi?....qualora la risposta fosse negativa, grazie e arrivederci....ritenteremo, sperando di essere più fortunati. Qualora la risposta fosse positiva....benvenuti a bordo e grazie per la preferenza e la fiducia accordateci!!!!


LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI poiché, come disse un tale che non ci saremmo mai aspettati di citare, "fatti non foste per viver come bruti"......(beh, senza troppe pretese però...)


Bruna & Salvo