venerdì 16 novembre 2007

Le ciliegie del conformismo


Immagine tratta da: http://www.regione.piemonte.it/agri/vetrina/ortofrutta/ricette/ciliegie.htm


Spiagge iperaffollate, paesini e città…niente e nessuno è esente dalla maledizione della ciliegia!
Ciò di cui parlo è quella immagine sempre più ricorrente di irti addominali e “pompatissimi” pettorali cinti da magliettine epidermiche con due belle ciliegie rosse in evidenza!
Qualche anno fa, chi avesse osato sfoggiare una maglietta rosa (capo esclusivamente femminile) avrebbe attirato su di sé risatine e commenti velenosissimi.
La condanna sarebbe stata inappellabile: omosessualità o una orribile eccentricità…
La moda ha deciso: l’uomo può, anzi deve, indossare magliette rosa. E così sia.
Un capo non “piace”, “si usa”. La conseguenza è un’estetica passivamente accettata più che la risultante delle singole concezioni del gusto.
La “x” di questo perfetto meccanismo contemporaneo sono senz’altro i mass-media!
In questa epoca di reality, veline e calciatori chi può influire sui desideri dell’uomo medio più della tivù?
Tre simpatici calciatori si improvvisano esperti di marketing e fondano una casa d’abbigliamento; cominciano ad indossare i capi da loro stessi “creati” (riducendo così le spese di pubblicità all’osso) ed esplode la mania del cuoricino.
Magliette assolutamente comuni diventano il “non plus ultra” della desiderabilità.
Arrivano sul mercato e sono successoni venduti a prezzi astronomici (considerata la banalità dell’idea).
Non parlo certamente di un caso isolato!
Se oggi le magliette dei ragazzi sembrano una macedonia, tempo fa le discoteche erano un prato fiorito di gigantesche margherite.
D’altronde il conformismo nella classe borghese (quella che più spensieratamente può disporre di risorse tali da poter “seguire” la moda) non è una scoperta degli ultimi anni.
Ciò che va attenzionato è, però, ciò che sta succedendo nella classe di mezzo fra il “grande proletariato” e la borghesia benestante.
Tale classe ha sempre spasimato per essere accettata dalla borghesia, nonostante alcune evidenti carenze (diverse secondo i singoli casi: risorse economiche insufficienti, basso livello di istruzione, ecc).
Ebbene, oggi questa sottoclasse guarda in faccia la possibilità di raggiungere, quanto meno in maniera fittizia, lo scopo.
Tutto ciò è permesso dal fiorente mercato della contraffazione.
Tutti quei beni che rappresentano per la massa un segno distintivo d’appartenenza o d’identità di un gruppo, sono immediatamente taroccati (improbabili magliette di Dolce & Gabbana, occhiali di Gucci che neppure lui ricorda d’aver creato e chi più ne più ne metta!).
Certamente la globalizzazione, che altro non è che un conformismo su scala planetaria, porterà alla nascita di una grande classe sociale dall’aspetto uniforme (siamo già tutti più ricchi dato che disponiamo tutti di tre cellulari ciascuno, come ha affermato qualche tempo fa il nostro ex-Presidente del Consiglio), ma intestinamente eterogenea, complessa e problematica.
Tutto il resto sarà “fuori”: fuori dalla moda, fuori dalla cultura, fuori dai grandi processi politico-economici.
Come preannunciò Pasolini nel suo “discorso sui capelli”, uno dei rischi più grossi (dal punto di vista socio-culturale) ai quali si va incontro, in seno ai meccanismi del conformismo, è quello che un simbolo venga svuotato del proprio significato per rimanere una logora icona vuota (si veda il caso di Che Guevara).
Può addirittura succedere che a un determinato simbolo, dopo essere stato svuotato del proprio significato originario,venga data tutt’altra valenza.
D’altro canto l’acconciatura dei capelloni espresse, al principio,“cose” di sinistra.
Dopo essere stata travolta dal conformismo potè riferirsi anche a “cose” di destra (le acconciature dei primi capelloni di Persia esprimevano il fiore di una élite che aveva fatto studiare i propri figli in Europa contro una società “in ritardo” rispetto agli “sviluppi occidentali”, per un approfondimento rimando i lettori al “Discorso sui capelli” di Pasolini).
Alla luce di tutto ciò Che Guevara diventa “uno che fa magliette” e scompaiono con lui miti, uomini e trame profonde schiacciati dal peso di un’enorme amarena!
Quale sarà il prossimo mostro?

Salvo Di Rosa

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' bello poter trovare per iscritto le proprie idee, magari troppo confuse per potersi esprimere in modo così chiaro!
Grazie