giovedì 27 marzo 2008

Acci-picchia, questo è un mondo fantastico!




C’era una volta una bambina dalle guance rosse che viveva in una baita insieme al nonno e ad un cane. Trascorse un’infanzia meravigliosa immersa nella natura e nel genuino ambiente montanaro. Visse in un luogo fuori dal tempo, uno di quei posti nei quali i valori resistono ancora e gli abitanti, anche se un po’ burberi, hanno il cuore d’oro.
Trascorse l’infanzia con Nebbia (l’inseparabile cane) e Peter, amico di mille avventure.
Il nome di questa bambina è Heidi.
Dopo quasi vent’anni dall’abbandono di tale luogo, Heidi decise di tornare alla baita per fare una visita all’amato nonno che non vedeva da tanto tempo. Appena arrivata in paese notò che tutto era rimasto esattamente come lo aveva lasciato. La bottega di Franz aveva sempre quell’aria un po’ disordinata che tanto le piaceva e le donne andavano ancora a prendere l’acqua alla fontana pubblica.
Dopo un’ora di cammino incontrò Peter. Fu felicissima di poterlo riabbracciare, ma osservandolo percepì una strana sensazione. Fu soprattutto disorientata dal suo aspetto fisico: Peter dimostrava molti più anni di quanti ne avesse in realtà. Il suo aspetto era quello di un quarantenne, piuttosto che di un trentenne.
Peter le riferì che il “vecchio dell’Alpe” (l’affettuoso nomignolo che gli abitanti del paese avevano dato al nonno) abitava sempre presso la baita e la stava aspettando impaziente già da qualche giorno. Heidi salutò Peter e si diresse verso la baita.
Anch’essa era intatta. Un’emozione riempì il suo cuore e una lacrima rigò la gota. Il nonno era esattamente come lei avrebbe voluto che fosse: identico, ma con qualche ruga in più.
Parlarono molto, discussero di tutto ciò che Heidi aveva fatto in quegli anni spesi lontano dalla baita, e del suo tanto amato paesino. Alla fine Heidi chiese al nonno di raccontarle la storia della sua infanzia, poiché alcune parti le risultavano un po’ oscure, difficili da decifrare. D’altronde, al tempo, era soltanto una bambina.
Il nonno le raccontò che i suoi genitori morirono in un tragico incidente e che, in seguito, fu affidata alla zia Dete, la quale la accudì per qualche anno. Poco dopo Dete trovò un posto da centralinista precaria a Francoforte e decise di trasferirsi subito laggiù. Ma lo stipendio non bastava a far vivere dignitosamente due persone, nonostante tentasse di arrotondare facendo la badante, e dovette affidare Heidi all’unico parente ancora in vita: il fratello. In effetti il “nonno” era uno zio di Heidi, ma la bambina, vedendolo un po’ canuto, lo aveva chiamato da subito nonno, e a lui non era dispiaciuto. Il vecchio le raccontò che era sempre apparso più anziano di quanto in realtà fosse, poiché aveva da sempre svolto lavori usuranti. Infatti aveva sgobbato per tantissimi anni come manovale in una di quelle imprese che hanno centinaia di dipendenti, ma un giorno le cose cambiarono. Aveva sempre accettato malvolentieri quel curioso metodo di ingaggio che garantiva un precariato a tempo indeterminato, prevedendo la divisione dell’intero anno lavorativo in due parti: la prima con un regolare contratto e la seconda in nero. Era stato per anni rincuorato da quel «Tanto ci pensa lo Stato a darvi l’indennizzo di disoccupazione!», ma un giorno decise di opporsi a quel subdolo meccanismo di sfruttamento e chiese aiuto ad un sindacalista.
Forse a causa delle ridotte dimensioni del paesino, i datori di lavoro vennero immediatamente a conoscenza delle sue intenzioni e lo licenziarono in tronco.
Allora, stanco di essere sempre vittima di prevaricazioni, salì sulla montagna e rimase lassù, vivendo come un eremita per una parte della sua vita. Per anni si procurò da solo i mezzi per la propria sussistenza.
E fu proprio allora che gli abitanti del paese cominciarono a chiamarlo “il vecchio dell’Alpe”, considerando un po’ suonato e po’ burbero.
Ma poi arrivò Heidi e quei pochi soldi ricavati dalla vendita della lana e del formaggio non potevano certo bastare a sfamare ben tre bocche. Quindi il “nonno” decise che forse era il caso di mettere da parte l’orgoglio e ridiscendere in paese per cercare un lavoro più redditizio. Vista la sua esperienza pluriennale nel campo dell’edilizia, decise di provare a farsi assumere come manovale da qualche ditta. Ma nessuno volle un pianta grane come lui. Quindi si rimboccò le maniche e cominciò a studiare per partecipare a qualche concorso. «Ecco perché il nonno rimaneva fino a tardi davanti a quei fogli» pensò Heidi.
Provò parecchi concorsi, classificandosi sempre fra le prime posizioni dei non-scelti.
Il meccanismo di selezione doveva essere senz’altro curioso, considerato che veniva scavalcato in graduatoria da altri partecipanti che non apparivano proprio dei geni; ma lui non aveva ancora imparato a rassegnarsi all’evidenza.
Un giorno la zia Dete fece visita al nonno e ad Heidi.
«Sei un testone! Devi smetterla con questi ideali, hai cinquantacinque anni oramai...mica sei un adolescente! Heidi viene via con me! Solo una persona con i piedi per terra può darle un futuro! Ci si sfama con i soldi, mica con gli ideali» disse la zia Dete.
Quindi Heidi la seguì a Francoforte. E fu condotta nella casa di Clara, la figlia invalida di un benestante del luogo, per essere istruita dalla signorina Rottenmeier come dama da compagnia per la ragazzina. Nel frattempo il nonno aveva capito, alla tenera età di cinquantacinque anni, che gli ideali non sono commestibili e decise di fare il grande passo: cominciò a frequentare la sede di un influente partito politico.
Fortunatamente a breve erano prevista una tornata elettorale. Il “nonno” non ebbe bisogno di studiare a lume di candela e neanche di essere preparato come le altre volte; gli bastò avere le conoscenze giuste. Lui votò l’onorevole Schultz e l’ultimo seppe ripagarlo... Ottenne un bel posto da collaboratore scolastico con ferie pagate, tredicesima e quattordicesima. E per il futuro? Ottenuto il lavoro gli bastò continuare a fare la scelta giusta.
Forte del suo nuovo reddito fiammante, il “nonno” si riprese la piccola Heidi che, nel frattempo, era caduta in depressione a causa del grigiore della vita cittadina e della severità della signorina Rottenmeier. Heidi tornò a casa e lì ritrovò Nebbia, le pecorelle e il nonno, ma non Peter, cosa che la rattristò parecchio. A vent’anni di distanza, il nonno le confidò che Peter era dovuto andare a lavorare come pastore, ovviamente in nero, per aiutare la famiglia in difficoltà.
Heidi e Clara cominciarono a scriversi e, in una di queste lettere, Heidi invitò l’amica a raggiungerla in montagna. All’arrivo di Clara seguirono giorni di giochi e felicità.
Poi, un giorno, il nonno, grazie ai nuovi appoggi politici che gli avevano già fruttato un lavoro, riuscì a trovare a Clara un posto in una prestigiosa clinica privata convenzionata con la Regione. Clara superò tutti gli altri pazienti in lista d’attesa già da qualche annetto, tanto leggiadramente quanto solevano farlo coloro che ingiustamente surclassavano il nonno quando partecipava ai concorsi senza le “conoscenze” giuste.
Dopo qualche tempo Clara tornò alla baita senza più l’ausilio della sedia a rotelle, il padre e la signorina Rottenmeier furono stupiti da questo miracolo e tutti vissero felici e contenti.

Salvo Di Rosa



Ti è piaciuto l'articolo? Allora vota OK e ci aiuterai a diffondere questo Blog!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Nessun commento: